5 maggio 18:30

PROFONDO BLÙ di FRANCESCA FEDELI |

Nel mondo accadono cose talmente assurde e inspiegabili, che risulta difficile raccontarle per quello che sono. Tra queste cose indicibili c’è il modo in cui 30.000 persone sono scomparse in Argentina a cavallo tra gli anni ’70 e ’80 del secolo scorso: erano anni, quelli, in cui bastava una parola sbagliata, uno sguardo di troppo, per sparire per sempre; per ritrovarsi, molto probabilmente, sul fondo dell’Oceano: la pratica dei cosiddetti “vuelos de la muerte” è stata applicata a tantissimi prigionieri del regime del dittatore argentino Videla. “Profondoblũ” è il tentativo di raccontare in forma poetica una realtà che altrimenti sarebbe difficile rappresentare. I due personaggi che agiscono sulla scena rappresentano, ognuno, un territorio diverso: – Giulia, la giornalista, ha la funzione di portare la narrazione su un piano “reale”; – Nina, la ragazza misteriosa che Giulia incontra in quello che sembra un non-luogo, ha la funzione di raccontare la realtà attraverso le forme e le immagini della poesia.

 La storia è semplice: Giulia è una giornalista dei nostri tempi che si trova a indagare sui fatti di quegli anni terribili. Durante le sue ricerche si imbatte in informazioni parziali, che non le permettono di scoprire la verità fino in fondo. Con il proseguire dell’indagine, pian piano prenderà vita il personaggio di Nina, anch’essa uno di quei 30.000 desaparecidos, che, quasi come un metaforico Virgilio, accompagnerà Giulia sempre più a fondo nella verità. Lo spettacolo si apre, infatti, con il personaggio di Giulia che si ritrova magicamente in un luogo non ben definito dove ad accoglierla ci sono oggetti sparsi e una ragazza misteriosa, Nina, che sembra vedere cose che non esistono.

Attraverso svelamenti successivi, noi spettatori scopriremo che questo non-luogo dove le due ragazze si incontrano è, in realtà, il fondo dell’Oceano Atlantico dove Nina è relegata: era anche lei una giornalista e, come tutte le persone con un pensiero libero, era scomoda per il regime. Così, quello che sembra essere un sogno per Giulia, si rivelerà come una sorta di cammino al fine di conoscere tutta la verità. Al di là della volontà di raccontare questa Storia, dimenticata e sconosciuta alle nuove generazioni, la nostra riflessione si è incentrata specialmente sulla capacità della “parola” di mistificare la realtà e sull’importanza di chiamare le cose per quello che sono. Non a caso le due protagoniste sono entrambe giornaliste, ed entrambe, Nina nel passato e Giulia nel presente, hanno come scopo quello di portare a galla la verità sulle brutture della guerra e della dittatura. Ancora oggi assistiamo a quanto l’opinione pubblica possa essere fuorviata da un’informazione parziale e di regime. E ancora oggi i giornalisti sono tra i primi a pagare con la vita durante i conflitti. Vogliamo raccontare questa Storia perché non se ne parla mai abbastanza. Vogliamo raccontare questa Storia perché ci sembra incredibile quanto, ancora oggi, si possa morire solo per aver chiamato le cose con il proprio nome.