dal 26 al 29 APRILE 2018
gio-sab ore 20.30 dom ore 17.30
LE CITTÀ VISIBILI
SUZANNE
Liberamente tratto da “La Garçonne et l'assassin” di Fabrice Virgili e Danièle Voldman
drammaturgia di Tamara Balducci, Linda Gennari e Lorenzo Garozzo
regia César Brie
con Tamara Balducci, Giacomo Ferraù e Linda Gennari
luci e spazio scenico César Brie
scenografia Matteo Fiorini
costumi Ree Do Lab di Cristiana Curreli
sound designer Marco Mantovani
assistenti Vera Dalla Pasqua e Nicola Sorcinelli
Un primo studio dello spettacolo è arrivato finalista al Bando Game3 del Teatro Stabile delle Marche e ha vinto in ex aequo la Borsa teatrale Anna Pancirolli 2016.
durata 55'
"Un tema attualissimo ambientato lontano nel tempo eppure così vicino. Mai come in questo periodo le questioni di genere sono state così presenti nella vita sociale. Per questo Suzanne, nonostante l'ambientazione storica, è così calato nell'attualità. [...] Tratto da una vicenda realmente accaduta, ricostruita nel romanzo di Fabrice Virgili e Danièle Voldman La Garconne et l’assasin, da cui è stata realizzata la graphic novel Mauvais Genre di Chloé Cruchaudet, Suzanne è uno spettacolo intenso che tiene incollati alla sedie, che non fa respirare e che coinvolge emotivamente lo spettatore".
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La storia, tratta da un fatto realmente accaduto, è quella di due persone nella Francia del primo ventennio del XX secolo, Paul e Louise, che si innamorano e si separano a causa del primo conflitto mondiale. Paul decide di sottrarsi alla follia del fronte bellico disertando. Louise lo nasconde e lo assiste, ma per lui inizia un lunghissimo periodo di clausura. Una sera per poter uscire senza essere riconosciuto, e quindi arrestato e giustiziato, indossa abiti femminili. Il travestimento, che avrebbe dovuto semplicemente essere un escamotage temporaneo e un mezzo per ottenere la tanta agognata libertà, si rivela come l’inizio di una nuova vita. Da semplice evoluzione superficiale e stilistica, diverrà somatica, comportamentale ed infine profondamente psicologica.
È una storia tenera e dolente, che esprime tutta la sofferenza del vivere, del fare i conti con se stessi, con il proprio passato e con le proprie, angoscianti memorie, legate alla guerra. È la rappresentazione della labilità e dell'inconsistenza delle barriere del genere, delle forzature d’etichetta che bloccano e definiscono rigidamente gli aspetti della realtà.
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