Dal 21 al 25 FEBBRAIO 2018
mer-sab ore 20.30 dom ore 17.30
TEATRO DI DIONISO
IFIGENIA IN CARDIFF
di Gary Owen
traduzione Valentina De Simone
regia Valter Malosti
con Roberta Caronia
light designer Francesco Dell’Elba
Un primo studio dello spettacolo è stato presentato a dicembre 2016 nell’ambito della rassegna TREND - Nuove frontiere della scena britannica di Roma.
Lo spettacolo ha debuttato in prima nazionale il 16 giugno 2017 all’interno della XXII edizione del Festival delle Colline Torinesi. Roberta Caronia è stata insignita per questo ruolo del premio Virginia Reiter 2017.
durata 60'
"Valter Malosti guarda a questo testo con ammirevole lucidità. La sua mano di regista è ferma e sobria, la sua attenzione è severa e pietosa. Offre allo spettatore un interminabile primo piano di Effie, che Roberta Caronia interpreta con la forza delle viscere. E’ un’attrice di grande presa, capace di assorbire il personaggio e di restituirlo con i tratti nervosi di un disegno vagamente allucinato".
“Ifigenia in Cardiff” è un’opera dal ritmo serrato, battente, agitissimo (e agitatissimo): la protagonista lo definisce «un flusso di coscienza continuo, con azioni e movimenti molto “asciugati” e nevrotici, a tratti ossessivi. Lavoro quasi totalmente compressa in un’unica posizione (tranne quando ballo o nella scena dell’amplesso): sembra un continuo primo piano cinematografico». Roberta Caronia, ancora una volta abilmente diretta da Malosti, condivide con Effie non solo l’esperienza della maternità, ma anche la predilezione per il “mare d’inverno”. L’artista riesce a emozionare il pubblico, in profondità. È, la sua, una prova d’attrice che ci fa fremere e riflettere".
"Questo lavoro mostra come, miscelando e calibrando pochi elementi essenziali, il teatro si compia, celebrando l’intensità dell’hic et nunc: Caronia è efficace, agisce un personaggio ruvido con presenza conturbante, la regia discreta le concede l’onere di occupare lo spazio con potenza e il testo drammaturgico rivela con completezza di sintesi una efficacia politica, ma anche scenica".
"Di tutt'altro genere è la donna che, citando Euripide, ci racconta [...] Ifigenia in Cardiff. In realtà è grazie soprattutto all'interprete Roberta Caronia (e alla regia costruitale attorno da Valter Malosti) che quella creatura di una qualche periferia gallese, colpisce lo spettatore in profondità. [...] Caronia è bravissima, le sue parole mettono i brividi e squarciano il sipario sulla vita reale".
"Ifigenia in Cardiff di Gary Owen conferma soprattutto l'esuberante talento di Roberta Caronia, ben diretta da Valter Malosti".
"Un microcosmo di caratteri che la Caronia tratteggia con assoluta bravura [...] la regia attenta a non interferire nei meccanismi di una scrittura a tratti fulminea che l’applaudita Roberta Caronia fa intensamente sua nella voce e nel corpo firmando una prova d’attore di assoluto livello".
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"Valter Malosti guarda a questo testo con ammirevole lucidità. La sua mano di regista è ferma e sobria, la sua attenzione è severa e pietosa. Offre allo spettatore un interminabile primo piano di Effie, che Roberta Caronia interpreta con la forza delle viscere. E’ un’attrice di grande presa, capace di assorbire il personaggio e di restituirlo con i tratti nervosi di un disegno vagamente allucinato".
“Ifigenia in Cardiff” è un’opera dal ritmo serrato, battente, agitissimo (e agitatissimo): la protagonista lo definisce «un flusso di coscienza continuo, con azioni e movimenti molto “asciugati” e nevrotici, a tratti ossessivi. Lavoro quasi totalmente compressa in un’unica posizione (tranne quando ballo o nella scena dell’amplesso): sembra un continuo primo piano cinematografico». Roberta Caronia, ancora una volta abilmente diretta da Malosti, condivide con Effie non solo l’esperienza della maternità, ma anche la predilezione per il “mare d’inverno”. L’artista riesce a emozionare il pubblico, in profondità. È, la sua, una prova d’attrice che ci fa fremere e riflettere".
"Questo lavoro mostra come, miscelando e calibrando pochi elementi essenziali, il teatro si compia, celebrando l’intensità dell’hic et nunc: Caronia è efficace, agisce un personaggio ruvido con presenza conturbante, la regia discreta le concede l’onere di occupare lo spazio con potenza e il testo drammaturgico rivela con completezza di sintesi una efficacia politica, ma anche scenica".
"Di tutt'altro genere è la donna che, citando Euripide, ci racconta [...] Ifigenia in Cardiff. In realtà è grazie soprattutto all'interprete Roberta Caronia (e alla regia costruitale attorno da Valter Malosti) che quella creatura di una qualche periferia gallese, colpisce lo spettatore in profondità. [...] Caronia è bravissima, le sue parole mettono i brividi e squarciano il sipario sulla vita reale".
"Ifigenia in Cardiff di Gary Owen conferma soprattutto l'esuberante talento di Roberta Caronia, ben diretta da Valter Malosti".
"Un microcosmo di caratteri che la Caronia tratteggia con assoluta bravura [...] la regia attenta a non interferire nei meccanismi di una scrittura a tratti fulminea che l’applaudita Roberta Caronia fa intensamente sua nella voce e nel corpo firmando una prova d’attore di assoluto livello".
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Effie vive in un Galles di periferia, a sud di Cardiff, dove conduce un’esistenza irregolare senza progetti, senza futuro. Vive di niente. Qualche spicciolo dall’assistenza sociale e i soldi che la nonna le lascia sul tavolo sbattendo la porta. Come in un film di Ken Loach, Effie è uno dei tanti relitti di umanità ai margini cui nessuno si interessa. La sua identità Effie la cancella tutte le sere distruggendosi con l'alcol. Un incontro, in una notte alcolica e folle, un uomo diverso dagli altri, un soldato tornato dall’Afghanistan, segnerà l’inizio di una trasformazione.
Ifigenia in Cardiff di Gary Owen (dall’originario Iphigenia in Splott) è un delirio monologante denso di lucidità che si rivela a poco a poco, ribaltando gli equilibri del senso comune e scardinando moralismi e perbenismi vari. Con un linguaggio abrasivo pieno d’ironia tagliente, Owen affonda il coltello nelle maglie sconnesse della contemporaneità, consegnandoci il ritratto al vetriolo di un'Ifigenia moderna che non ci sta ad essere la vittima sacrificale di un sistema già scritto, e pertanto reagisce, opponendo al Fato, che la vorrebbe vendicativa e miope, la sua intelligenza feroce, il ghigno beffardo, la più inaspettata compassione. Effie non è un capro espiatorio, ma testimone ferale e voce d’accusa contro un potere che, con la sua ingombrante ingordigia, divora le vite degli altri.
"è un testo molto metropolitano, rappresenta un'umanità alla Ken Loach, disegna il disagio sociale attraverso quella che in Italia potrebbe essere una storia di malasanità".
Roberta Caronia
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